sabato 3 giugno 2017

Aurora

Aurora Ascani di Torresecca, ai piedi dell’argine, osservava la rossa mietitrebbia che avanzava lentamente nel campo di frumento, avvolta dalla nuvola di polvere che sollevava procedendo sotto il sole di mezzogiorno.

Come sempre, da quando aveva acquistato l’azienda agricola, Aurora si ritrovò a pensare che il momento del raccolto suscitava sempre un’emozione profonda, una gioia che prescindeva dalla dimensione dei risultati, ma nasceva dalla soddisfazione per aver portato a compimento il proprio lavoro. E anche che la trebbiatura del grano era certamente la più bella. Forse perché si svolgeva sempre attorno al momento culminante dell’estate, quando accanto al frumento, morto e ormai bruciato dal sole, le altre colture erano nel pieno dello sviluppo e offrivano allo sguardo dell’agricoltore nuove promesse o nuove preoccupazioni, sentimenti inevitabili in chi vedeva il frutto dei propri sforzi esposti alle bizzarrie del clima e alle minacce anche subdole portate da insetti, funghi, tossine. Sorridendo, volse lo sguardo verso Ascanio, che pochi minuti prima si era allontanato da lei e aveva raggiunto i cani, distesi all’ombra di uno dei due grandi carpini che si ergevano ai limiti del piccolo parco attorno alla casa.Aveva accolto con sorpresa e con entusiasmo la sua richiesta di unirsi a lei per la trebbiatura. Non era mai accaduto in passato. Fino a quel momento Aurora aveva nutrito la convinzione che, come altre, anche la sua decisione di comperare l’azienda agricola fosse risultata incomprensibile ad Ascanio. Più che il sesso e la differenza d’età, a segnare i loro rapporti era stato il modo di affrontare la vita. Da bambino, Ascanio aveva vissuto all’ombra di Filiberto, imitandone un po’ maldestramente la spavalda indifferenza alle regole e la beffarda capacità di mettere in evidenza le debolezze altrui. Poi, quando il fratello maggiore lo aveva pian piano allontanato da sé, si era chiuso, concentrandosi nello studio e nella pratica sportiva, con successo nel primo e risultati mediocri nella seconda.Ascanio era il solo, tra i fratelli, ad avere raggiunto la laurea. Filiberto aveva a stento ottenuto il diploma di ragioniere e, dopo il servizio militare come ufficiale di complemento, aveva messo a frutto amicizie e propensione per la vita ai limiti della legalità nel commercio delle armi, grazie al quale aveva accumulato ricchezza e appagato il suo desiderio di vivere sfarzosamente.Ginevra, presto consapevole della propria bellezza, non si era preoccupata di andare molto oltre la licenza media. Abile fin da giovane nel gestire, come il gemello, le relazioni personali, aveva viaggiato molto e si era sposata prima dei diciotto anni con un nobile spagnolo, assai ricco e più anziano di lei, il primo di tre mariti che avevano conosciuto solo nel momento del divorzio la fredda determinazione della moglie, che dietro la bellezza eterea e altera, nascondeva una volontà e obiettivi non diversi da quelli di Filiberto.Una dote caratteriale, la volontà, che certo mancava a Gilberto, vinto presto dalla delusione amorosa con Eleonora e altrettanto rapidamente allontanato dalle ambizioni ecclesiastiche dalla passione per Amparo e dalla sua conclusione violenta.Ottenuta la maturità classica, Aurora aveva frequentato per un anno giurisprudenza, poi, grazie ad una delle rare amicizie importanti conservate dal padre, era andata a Londra per uno stage in una banca d’affari. La sua carriera nel mondo della finanza internazionale aveva preso avvio allora. E le aveva permesso di scoprire una disinvoltura e una determinazione non diverse da quelle di Filiberto e Ginevra, caratteristiche che non le appartenevano, ma che si era data per scalare in fretta la vetta più alta che una donna poteva raggiungere. E accumulare, ancora con disinvoltura e determinazione, senza troppo preoccuparsi delle regole, una ricchezza grazie alla quale realizzare il progetto di tornare in Italia e dedicarsi all’agricoltura con la tranquillità che non le sarebbe mai mancato il denaro per condurre comunque un’esistenza in cui avere ciò che, superata la soglia dei quarant’anni, considerava indispensabile.Guardò ancora per qualche istante Ascanio che, sedutosi tra i cani, li accarezzava piano, quasi che anche quel semplice movimento potesse risultare troppo impegnativo nel calore opprimente. Riportato lo sguardo sulla trebbia, vide con soddisfazione che si stava arrestando e che il braccio si protendeva in fuori, preparandosi a svuotare il contenuto del cassone nel rimorchio trainato dal trattore avvicinatosi per consentire il travaso del grano.Aurora evitava di valutare la dimensione del raccolto da indicatori approssimativi come il tempo necessario per riempire il cassone della trebbia. Sapeva che i conti andavano fatti alla fine, dopo che l’ultima consegna era stata pesata ed erano state valutate le caratteristiche organolettiche misurabili dagli strumenti disponibili in piarda. Era un’abitudine sviluppata quando aveva assunto posizioni sul mercato azionario, investendo il denaro della banca, dei clienti e, anche, suo. Attendeva che si realizzassero le condizioni in vista delle quali aveva deciso di investire in questo o quel titolo. O che non si potessero realizzare, circostanza che, per sua fortuna, non era accaduta così spesso da far tramontare la sua stella.Quando la trebbia riprese a muoversi, tornò a guardare Ascanio. Dopo la laurea in ingegneria idraulica conseguita con lode a B., considerata una delle più severe università italiane, aveva ottenuto rapidamente un impiego di un certo rilievo nel settore pubblico, ma ben presto la spinta iniziale si era esaurita. Pur non avendone parlato con lui, Aurora sapeva che la causa era stata il rigore del fratello, incapace di seguire l’esempio dei colleghi, pronti spesso a ignorare lo spirito della legge e, talvolta, anche la lettera. Si era licenziato e aveva avviato una modesta attività professionale, anch’essa segnata dall’indisponibilità a percorrere le vie più brevi e più convenienti, nelle quali avrebbe dovuto incontrare i suoi colleghi di un tempo e adeguarsi a loro. Aurora era orgogliosa di lui.

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