mercoledì 30 agosto 2017

Florence

Florence Ascani di Torresecca distolse lo sguardo dalla zia e tornò a fissare le innumerevoli piccole farfalle di un colore tra il grigio e il marrone che coprivano quasi completamente la grande vetrata dello studio di Aurora. Si accentravano soprattutto nella parte alta della finestra, dove la luce delle due lampade gemelle a pavimento doveva apparire loro più intensa perché riflessa dal soffitto.

“Piralide - spiegò Aurora consapevole di cosa attirava l’attenzione di Florence, distraendola dalla loro conversazione distesa e un po’ futile -. E’ un parassita del mais. Non sono affatto contenta di vedere quei dannati insetti sui miei vetri… significa che centinaia di loro discendenti, piccole larve avide, si stanno nutrendo delle piante del mio granturco.”
“Non hanno l’aria di essere così pericolose.”
“Come molti dei nemici che devo combattere per ottenere raccolti che coprano le spese…”
“Sono tanti?”
“Certamente più di quanti vorrei che fossero…”
Aurora sollevò la mano, inducendo Florence a non dir nulla. Attraverso gli altoparlanti nella stanza fluivano le note di un assolo di Steve Lacy al sassofono. Avevano scelto il disco insieme, quando, dopo la cena, erano tornate nello studio e si erano sedute sul divano posto davanti alla scrivania, da dove avevano visto la luce del giorno spegnersi lentamente sopra la campagna, mutando i colori del mais, delle bietole e della soia, cosi come quello della terra coperta dalle stoppie rimaste dopo la trebbiatura del grano.
“Scusa - disse Aurora sorridendo dolcemente -. Quel brano è bellissimo… Misterioso di Monk… Lacy lo interpreta in maniera a tratti struggente… La tua domanda?”
“Anche al principale piaceva Monk… avrò ascoltato Misterioso decine di volte nel nostro ufficio di Montecarlo… - Florence sorrise teneramente nel ricordare gli anni in cui aveva lavorato accanto al padre. Aurora le accarezzò il volto, mentre la ragazza continuava - Quando dici combattere i parassiti intendi dire che fai ricorso a… come si dice in italiano pesticides?”
“Antiparassitari o fitofarmaci… anche pesticidi. Sì, devo necessariamente impiegarli. Non sono felice di farlo, ovviamente mi piacerebbe poterne fare a meno, ma non posso. E’ indispensabile. Oggi, per fortuna, si usano con molta maggiore prudenza e consapevolezza che in passato e vengono effettuati controlli molto più rigorosi sul loro utilizzo.”
“E’ indispensabile per ottenere livelli di produzione consistenti?”
“Non solo. Combattere la piralide e la diabrotica, che causa danni simili, serve anche a mantenere la pianta sana e a impedire che sia attaccata da batteri che favoriscono lo sviluppo di funghi che generano tossine cancerogene… Sto semplificando, Florence, ma non vorrei annoiarti.”
“Non mi annoio affatto. Mentre parlavi ho ricordato di aver letto qualcosa sull’argomento… Se le tossine superano certi limiti, il raccolto viene distrutto, vero?”
“Non proprio… Viene usato negli impianti che producono gas per generare elettricità… A me, però, non sembra il miglior impiego di qualcosa che dovrebbe servire a nutrirci. Tuttavia è giusto che i prodotti contaminati da sostanze pericolose non finiscano sulle nostre tavole. Anche se sul tema dell’alimentazione si leggono una sacco di strozate.”
“Sembra anche a me…”
“Chiunque oggi si sente autorizzato a parlare di qualsiasi cosa, e l’alimentazione è uno degli argomenti sui quali tanti esprimono opinioni che non hanno nessun fondamento scientifico e che sono frutto di preconcetti e di convinzioni personali che si vorrebbe imporre agli altri… E si cerca di affermare modelli di consumo alimentare che, quand’anche fossero giustificati, sarebbero alla portata di una percentuale risibile della popolazione mondiale. Chi può permettersi di discettare su cosa è giusto mettere nel piatto si dimentica che ci sono centinaia di milioni di persone che non hanno nulla da mettere nel piatto. E che, quando hanno qualcosa da mangiare, non si chiedono come è stato prodotto.”
Florence annuì senza dir nulla, consapevole che Aurora non aveva concluso le proprie considerazioni, espresse con tono pacato, anche esitante, che faceva capire quanto fosse riluttante a fare affermazioni definitive.
“Non mi piace il modo in cui si parla di agricoltura e di alimentazione nei social network e anche nei giornali, Florence… Molti di quelli che esprimono convinzioni sulle tecniche agricole e sull’impiego degli antiparassitari non saprebbero distinguere un campo di frumento da uno di soia… Prevalgono verità rivelate e luoghi comuni… banalità… sciocchezze…”
Ancora Florence annuì.
“Io non so se quello che faccio è esattamente il meglio che si potrebbe fare, mi auguro che lo sia - disse Aurora quasi con tormento -. Mi faccio consigliare da persone che considero, preparate, serie e attendibili, seguo scrupolosamente le leggi e le normative in vigore, sono contenta se posso evitare un trattamento con fitofarmaci, ma quando non posso farne a meno per preservare il raccolto ed essere sicura che sia sano e adatto a essere messo sul mercato… Io non posso evitare di pensare che, se l’uomo avesser rinunciato a studiare come preservare i raccolti e come migliorare le sementi, rendendole più forti e più produttive, le carestie, in gran parte del mondo, anche nel nostro mondo, non sarebbero un vago ricordo. Lo capirebbe chiunque si prendesse la briga di vedere quanto diversa è oggi una spiga di grano da quelle che si producevano soltanto cinquant’anni fa…”

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