domenica 13 gennaio 2019

Ginevra


Ginevra Ascani di Torresecca osservò Gilberto muoversi lentamente nel giardino che circondava la casa di Aurora. Accanto a lei, anche Florence e Ascanio osservavano il faticoso procedere del fratello e zio, la cui presenza in Italia ancora tutti consideravano incredibile più che sorprendente.
Era il pomeriggio di uno strano giorno d’inizio autunno, afoso, con una foschia cupa che a tratti si frapponeva al sole, senza impedire che spargesse il suo calore sul terreno intriso di pioggia.
“Avresti mai pensato che sarebbe tornato, Ascanio?”
“No, Florence. Ho sempre creduto che Gilberto non avrebbe mai rimesso piede nel nostro paese. E, anche adesso che è qui, stento a credere ai miei occhi… - Ascanio fece una lunga pausa, osservando il giovane uomo intento a scavare una piccola fossa tra i due alberi bassi accanto ai quali stava Aurora con Daisy e Astro accovacciati ai suoi piedi - Non mi stupisce, però, che sia tornato per assistere alla sepoltura di Pezza. Gilberto ha sempre amato gli animali e Aurora mi ha raccontato del suo primo viaggio in Nicaragua, quando lui l’aveva rimproverata per aver lasciato i cani fuori dalla sua casa per una decina di minuti senza acqua… Lei dice che quel momento è stato importante perché, nel redarguirla, Gilberto è parso emergere dalla propria scontrosa abulia”.
“Era l’occasione che aspettava… - disse Ginevra con tono piatto, nel quale non riuscì a nascondere l’ironia irriverente che, con il trascorrere degli anni, si era fatta il tratto più evidente del carattere - Probabilmente…”
“A volte sei persino più sprezzante di mio padre - Florence scosse la testa, visibilmente irritata con la madre adottiva -. Gilberto non avrebbe mai fatto nulla di quello che ha fatto negli ultimi mesi se noi non avessimo insistito perché lui cambiasse il suo modo di vivere”. 
Ascanio mosse due volte il capo in segno di assenso e sorrise appena, ma non parlò, lasciando allo sguardo il compito di offrire a Florence un’ulteriore conferma che condivideva senza esitazioni le sue parole e che la sosteneva.
Ginevra parve intenzionata a replicare, ma rimase lei pure silenziosa. Aurora si stava avvicinando alla fossa scavata da Luigi: teneva tra le mani la piccola scatola rosa che conteneva le ceneri di Pezza.
Obbedendo all’invito che tutti colsero il quel movimento, anche Ginevra, Florence, Ascanio e Gilberto raggiunsero il luogo dove avrebbe riposato la meticcia che Aurora si era rassegnata a far sopprimere una decina di giorni prima.
Sotto gli alberi, l’umidità era persino più opprimente e il sudore che scendeva dalle fronti di tutti si mescolò alle lacrime apparse nei loro occhi mentre Aurora deponeva con delicatezza il contenitore sulla scura terra lucida.
Inginocchiata, Aurora sistemò la scatola con cura, posizionandola al centro della buca, poi prese con la destra una manciata di terra e la sparse piano sulla superficie dell’urna, sgranandola così da renderla il più possibile minuta. Rimase poi immobile a lungo, lo sguardo velato di pianto fisso sui ricordi che stava seppellendo, così da conservarli più saldi dentro di sé.
Quando accennò ad alzarsi, le mani di Gilberto la sostennero e il suo sorriso addolcì, senza attenuarla, la malinconia irrimediabile di Aurora.
Non appena lei lo guardò per rassicurarlo, il fratello staccò le mani dal suo corpo, si chinò e prese lui pure una manciata di terra e la fece cadere sopra quella sparsa dalla sorella. Poi anche Ginevra, Florence e Ascanio replicarono il gesto, avvicinandosi ulteriormente ad Aurora, così che i loro corpi si sfioravano mentre Luigi iniziava a chiudere la buca con il badile, muovendolo piano, quasi con cautela, non diversamente da come avrebbero fatto loro.
Rimasero uno accanto all’altro fino a quando il giovane ebbe terminato. Allora Aurora si mosse e abbracciò Luigi e lo ringraziò. Lui sorrise appena, salutò e si allontanò rapidamente. In quel momento Ascanio ebbe l’impressione che le dita di Gilberto si muovessero appena, forse replicando quasi furtivamente un gesto non più compiuto da decine di anni.
Alcune ore più tardi, sedevano attorno al tavolo nella grande cucina, dopo aver consumato la cena allestita da Ascanio usando, per preparare il risotto e per accompagnare l’anatra al forno, i piopparelli raccolti il giorno prima ai piedi di vari alberi nel giardino e nella campagna di Aurora.
“Non hai detto una parola da quando siamo tornati in casa, Gilberto - disse Florence osservando con dolcezza lo zio - Sei così taciturno…”
“Ho detto più parole oggi di quante abitualmente ne dica in molti giorni, Florence - Gilberto le sorrise - E non sentivo attorno a me un silenzio tale da indurmi a parlare… Il silenzio, in realtà, non mi induce mai a parlare… lo ascolto volentieri. Solitudine e silenzio camminano insieme.”

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