domenica 26 aprile 2020

Ascanio

Ascanio Ascani di Torresecca uscì dal negozio stringendo i manici dei tre sacchetti che contenevano i regali per Aurora, Ginevra e Florence: tre vasi Micheluzzi eguali nella forma e nelle dimensioni, diversi nei colori del vetro. I regali sarebbero stati aperti nel medesimo luogo e nello stesso momento e gli era parso preferibile che non fossero identici, anche se la decisione non era stata priva di esitazioni e ancora si chiedeva se fosse stata la scelta giusta.
S’incamminò lentamente verso casa, cercando di tenersi lontano dal flusso di gente che affollava l’area pedonale. A spingerlo alla prudenza non era solo la paura che qualcuno urtasse i suoi pacchi rompendone il contenuto. Da mesi, ormai, il suo precario equilibrio alimentava il timore che un contatto troppo violento lo facesse cadere. Una paura resa tanto più intensa dal numero di persone che, nell’imminenza del Natale, riempiva le strade nel cuore di B.
Ad Ascanio sembrava di essere tornato indietro di quasi trent’anni, all’inizio dei Novanta. Allora, nei giorni precedenti il Natale, vie e piazze si riempivano ancora al punto che, a tratti, non si riusciva neppure a procedere nella ressa di gente ansiosa di celebrare il rito convulso dell’acquisto dei regali, parte dei quali probabilmente inutili, motivati da una propensione al consumo in cui spesso trasparivano esibizionismo e altri atteggiamenti non migliori.
Poi, per effetto di tante concause, il centro storico si era svuotato di gran parte dei clienti in modo progressivo. Un fenomeno del quale Ascanio si era reso conto con chiarezza anche in altri momenti dell’anno, ma non quanto nel periodo natalizio. La gente non aveva solo modificato i propri percorsi nel fare acquisti: la frenesia di spendere, che Ascanio non aveva mai compreso e condiviso, sembrava essersi molto attenuata, soprattutto dopo la crisi del 2008, un fatto che lui era portato a osservare con qualche favore. 
Il tempo, però, sembrava essersi riavvolto su se stesso.
Non era difficile spiegarsi perché il Natale del 2020 facesse riapparire intenso il desiderio di spendere, quella voglia di festeggiare la ricorrenza facendo doni anche a persone che, forse, solo dodici mesi prima non sarebbero state destinatarie neppure di auguri. Dietro i volti nascosti dalle mascherine ad Ascanio pareva di intuire sorrisi, coerenti con gli sguardi allegri, espressioni di una felicità incontenibile per la convivenza raggiunta con il virus. Certo: ancora molti si ammalavano e non pochi morivano, ma per gli altri, per i fortunati, la vita continuava e solo questo doveva sembrare un motivo di gioia da condividere con pacchi da mettere sotto alberi addobbati e illuminati al meglio. E anche lui, questa volta, non aveva saputo impedirsi di cedere, sia pure limitandosi ad acquistare doni solo per le poche persone cui si sentiva legato da affetto.
Fu costretto a rallentare il passo per l’improvviso apparire di un dolore che, originato nelle dita del piede sinistro, si diffuse rapidamente all’intera pianta. Quando anche il destro iniziò a far male, Ascanio si risvegliò. 
Subito l’istinto lo spinse a cambiare la posizione dei piedi, alla ricerca di sollievo dalla sofferenza che lo aveva strappato dal sonno. I movimenti cauti delle gambe e delle caviglie non gli procurarono, però, che un modesto beneficio, tanto che si andò convincendo che il dolore, come altre volte, gli avrebbe impedito di riprendere a dormire come avrebbe voluto. Volse la testa verso la finestra vicino al letto, per vedere se la luce filtrava attraverso le piccole fessure lungo le corsie in cui scorreva la tapparella. Fuori era ancora buio. Allungò la mano e attivò l’iPhone, appoggiato acceso sul comodino. Erano passati pochi minuti dalle cinque di quella che non era una fredda alba precedente il Natale, ma una mattina di fine aprile, nel cuore di una Primavera iniziata con un’ondata di caldo anomalo.
Mosse ancora cautamente le gambe, cercando un sollievo dal dolore che non arrivò. Si permise un’imprecazione soffiata tra le labbra, quindi iniziò a ripercorrere le immagini del sogno, il cui ricordo era nitido nella sua mente, fatto non più inconsueto, che attribuiva al risveglio repentino. Accadeva così da mesi, da quando aveva smesso di dormire a lungo e profondamente, condizione che, come gli aveva spiegato lo psicanalista, consentiva di conservare memoria migliore dei sogni.
Pur sorpreso dalle immagini e dalle emozioni che la sua mente aveva saputo creare, Ascanio ne apprezzava la verosimiglianza e pensava che il prossimo Natale sarebbe stato proprio come lo aveva visto in sogno.
La frenesia degli acquisti sarebbe tornata, forse anche più prepotente che trent’anni prima. E incurante della povertà che l’epidemia aveva già diffuso tra le persone meno fortunate, quelle cui era toccato sopportare il peso maggiore di un sistema economico che, a giudizio di Ascanio, si era sviluppato lungo linee inadeguate, pericolose per l’umanità, oltre che per la salute del pianeta. L’obiettivo fondamentale sembrava quello di ridurre il reddito di molti per accrescere quello di pochi.
“Forse esageri, c’è anche altro, anche qualcosa di buono… - si disse Ascanio. Si strinse nelle spalle. Allungò la mano verso l’interruttore e accese la luce, consapevole che, anche se avesse provato, non avrebbe ritrovato il sonno - Anche stanotte se ne va così…”
Infilò gli occhiali, quindi prese il telefono e attivò il programma che consentiva di ascoltare la musica. Impiegò pochi istanti a trovare la canzone che intendeva ascoltare. Ne avviò la riproduzione e posò l’iPhone accanto a sé sul letto, mentre già le note di In The Deep si diffondevano nella stanza. 
Dopo pochi istanti sfogliava le pagine del piccolo libro che aveva iniziato a leggere la sera precedente, una raccolta di racconti di Ray Bradbury. Prima di riprendere la lettura là dove si era interrotta, scorse di nuovo i versi della poesia di Sara Teasdale citata nella prima novella, in cui si narrava l’incendio, nel 2026, dell’unica casa sopravvissuta a una guerra atomica. Le sofisticate tecnologie di cui dispone non impediscono che le fiamme divorino tutto, ponendo fine ai tanti riti automatici delle numerose macchine che la animano, ripetuti ogni giorno per nessuno, giacché degli abitanti restano solo le ombre, impresse su un muro esterno dall’esplosione della bomba. 

…e la Primavera stessa, al suo risveglio all'alba,
si renderebbe conto appena che noi ce ne siamo andati.

Ascanio ripetè alcune volte gli ultimi versi della poesia. E si chiese se non sarebbe stato giusto che la Primavera del 2020, a un prossimo risveglio, si accorgesse a stento che gli uomini erano scomparsi. Allontanò il pensiero, sia pure a fatica, incapace di scacciare completamente la riflessione che l’umanità si stava rivelando del tutto inadeguata alla posizione di predominio conquistata nel pianeta. Di nuovo si strinse nelle spalle. Poi sorrise. Si chiedeva che stagione si sarebbe risvegliata senza rendersi conto che lui se n’era andato. 

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