domenica 4 settembre 2016

Ascanio

Ascanio Ascani di Torresecca distolse lo sguardo dal proprio pollice sinistro e tornò a fissare la teca contenente la salma di Filiberto. Non solo si era abituato alla vista del fratello imbalsamato, ma aveva anche iniziato a trascorre molto tempo nel salone della villa, seduto sul gradino più alto dell’anfiteatro. Leggeva, ma sollevava spesso gli occhi per osservare il corpo racchiuso dal cristallo e illuminato da un sofisticato sistema di luci a led che, regolato da un computer, manteneva costante l’illuminazione, così che in ogni ora del giorno fosse possibile vedere perfettamente e nello stesso modo il cadavere adagiato su un sottile materasso foderato di velluto azzurro pallido.
L’idea dell’impianto di illuminazione era venuta ad Ascanio pochi giorni dopo aver conosciuto le volontà di Filiberto, quando, tornato nello studio di VittorDiego, aveva sottoscritto l’atto con cui aveva accettato di diventare esecutore testamentario del fratello.
Lo studio della documentazione predisposta dal cugino notaio gli aveva consentito di capire l’entità della sua quota di eredità e ciò lo aveva non solo indotto a superare le residue perplessità riguardo all’incarico, ma anche convinto a dare la migliore collocazione possibile alla salma di Filiberto. Un gesto di riconoscenza che non lo inorgogliva poi tanto, perché lo sapeva dettato dalla generosità del fratello, certo non casuale.
Tornò a fissare il proprio pollice sinistro, concentrando lo sguardo sull’avvallamento che percorreva l’unghia esattamente nel tratto centrale, da una parte all’altra, appena oltre la mezzaluna più chiara. Non si spiegava quella deformazione. Era accaduto altre volte che l’unghia presentasse una simile imperfezione nella crescita, ma sempre in conseguenza di uno schiacciamento, tanto che, in corrispondenza della convessità, si vedeva la macchia scura dell’ematoma sottostante.
Inclinò la testa prima a sinistra poi a destra per osservare come l’aspetto cambiasse a seconda del punto di vista.
“Tu cosa ne pensi, Filiberto?”
Pose la domanda parlando a voce alta, come ormai faceva sovente quando si rivolgeva al fratello. Avevano ricominciato a dialogare assiduamente, anche più di quanto avessero fatto negli anni cui il loro legame era stato strettissimo. Ascanio ne sentiva il bisogno e si andava convincendo che anche a Filiberto piacesse la loro ritrovata confidenza.
Ascanio aveva preso possesso della villa oltre due mesi dopo la morte del fratello e aveva fatto arrivare la teca di cristallo realizzata da un amico artigiano di Murano, retribuito generosamente per mettere a frutto la sua competenza in un’opera che poco aveva a che fare con le sue produzioni abituali. Limpidissimo, di una trasparenza perfettamente incolore, privo della minima imperfezione, il sarcofago era rimasto vuoto per pochi giorni, sino a quando Ginevra, che si era offerta di occuparsi della traslazione della salma, era giunta a Saint Tropez precedendo di ventiquattro ore il carro funebre in arrivo da B.
Ginevra aveva portato con sé una giovane donna che Ascanio aveva compreso essere sua nipote soltanto da poche frasi allusive della sorella, che, tuttavia, non aveva mai espressamente detto che Florence era figlia di Filiberto. Gli atteggiamenti reciproci e la confidenza tra loro, però, avevano confermato ciò che le allusioni avevano fatto intendere.
Durante la cena, che Ascanio aveva preparato nella cucina sfarzosa e servito nella sala da pranzo arredata con gelida semplicità, Ginevra lo aveva informato che aveva fatto confezionare un materasso sul quale adagiare l’indomani la salma di Filiberto.
Ascanio aveva apprezzato l’idea, rendendosi conto solo allora di essersi completamente dimenticato di quell’aspetto, concentrandosi esclusivamente sulle luci.
“Grazie, Ginevra - le aveva detto con sincera e infantile riconoscenza - Io a questo non avevo pensato…”
“Lo avevo previsto - era stata la risposta accompagnata da un sorriso malizioso, subito svanito per lasciar posto a un’espressione seria e fredda - Tu non avresti mai pensato di far riposare Filiberto sulle ceneri del suo assassino.”

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